DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Prima ancora che un’opera, un’architettura venga completata, dal momento stesso in cui questa inizia a prendere una consistenza fisica, la sua materia subisce lente e continue trasformazioni tali da rendere implicite la sua suscettibilità al cambiamento…..è il destino ineluttabile del mutare di tutte le cose sottoposte al tempo.

E’ per questo che l’opera incompiuta di Giò Ponti all’interno del Parco Favorita va pensata come una preesistenza positiva, come materiale di progetto, come punto di partenza da cui iniziare le nostre riflessioni progettuali.

Non si tratta quindi di un “progetto nel progetto” ma di una reinterpretazione ai giorni nostri di ciò che Villa Favorita avrebbe dovuto essere con il progetto di Giò Ponti. Il rapporto con la storia e i luoghi, la rispondenza alle richieste funzionali, l’innovazione e la sperimentazione architettonica devono essere tra i pilastri fondativi di questa nostra ricerca.

In particolare il rapporto con la storia e i luoghi è data innanzitutto da una lunga ed attenta analisi conoscitiva del parco e di ciò che Giò Ponti avrebbe voluto fare con la costruzione del suo edificio.

Di questo però è rimasto ben poco, solo il piano interrato, ma in compenso i disegni hanno colmato questo vuoto: abbiamo compreso i rapporti distributivo funzionali che intercorrevano tra la villa ed il parco attraverso i suoi ingressi monumentali, le gradinate, le balaustre ecc. e di questo abbiamo cercato di darne un’interpretazione contemporanea, abbiamo ricreato delle gradinate che attraversando l’immobile determinano gli assi portanti del parco, abbiamo cercato di dare un’interpretazione in chiave attuale della sua facciata dalla rigorosa simmetria, e poi abbiamo soprattutto dato un ruolo importante alla vegetazione presente: non solo quella intorno alla villa ma anche a quella che ormai si è insediata dentro la villa.

E’ infatti il caso dell’albero presente all’incrocio tra i due corpi principali dell’immobile e la cui architettura, nel nostro caso, si è modellata attraverso un gioco di pieni e vuoti alle sue forme.

Anche dal punto di vista funzionale abbiamo cercato di proseguire l’idea “sociale” di Giò Ponti, secondo però le esigenze della nostra epoca: una sala biblioteca con annessa sala lettura, uno spazio espositivo con annesso spazio ricreativo ed uno spazio dedicato al benessere quando fuori è impossibile praticarlo per motivi climatici.

Dei tre corpi progettati ognuno si dedica ad una funzione, tutti però sono legati tra loro non solo da attraversamenti interni che ne permettono una maggiore flessibilità ma anche e soprattutto esternamente essendo un edificio a servizio del parco.